Rimpatrio dell’oro: buone notizie anche per i risparmiatori

Non ce ne sarebbe bisogno, ma l’ennesima conferma sull’oro bene rifugio per la difesa del piccolo e grande risparmio, ci arriva anche dalle ultime notizie circa l’imponente rimpatrio di oro fisico in Europa, ne paesi legittimi proprietari. Questo perché l’oro è sempre l’unico paracadute di cui fidarsi, specialmente in un momento altalenante come questo per i mercati. Lo è per i governi nazionali e lo è anche e soprattutto per i piccoli risparmiatori, che non vogliono e non possono correre il rischio di perdere i propri risparmi in investimenti azzardati e pericolosi. Con l’oro il piccolo risparmiatore va sul sicuro, perché il suo capitale investito è sempre lì, non perde di valore e si mantiene nel tempo.

Negli ultimi 18 mesi, più di 400 tonnellate d’oro sono “rientrate a casa”: vale a dire che alcuni stati europei hanno richiamato in patria l’oro fisico che finora era custodito nelle due capitali mondiali dell’oro – New York e Londra – che a partire dal 1945 sono state le custodi privilegiate di più della metà dei tesori aurei di oltre 100 nazioni. I paesi dell’asse dell’Europa Centrale, Germania, Austria, Olanda e Belgio, hanno già dichiarato di aver fissato, tra il 2018 e il 2020, il rientro di più della metà delle loro riserve auree nazionali. Non solo: anche se non esplicitamente dichiarato, tra i movimenti del prezioso metallo sono segnalati in corso di rimpatrio lingotti anche da parte della Francia, della Polonia e della Romania, senza contare che pure la Svizzera ha intenzione di riportarsi a casa circa 500 tonnellate d’oro che finora aveva collocato tra New York e Londra.

Perché i paesi legittimi proprietari vogliono tornare a gestire il proprio Oro?

La spiegazione a tutto ciò è abbastanza semplice: ci sono le mutazioni degli assetti geopolitici mondiali, le instabilità nei rapporti commerciali, dei cambi di valuta e dei tassi di interesse, c’è ancora da verificare l’impatto della Brexit una volta ultimato il processo di fuoriuscita del Regno Unito, e la nuove presidenza ancora da testare, quella di Trump. Secondo le ultimissime rilevazioni da parte il WGC, il World Gold Council, centro di studi e analisi del mercato mondiale dell’oro, appare chiaro come negli ultimi 15 anni l’oro sia sì sceso di quantità sul totale delle riserve medie sovrane delle nazioni, ma sia anche salito tantissimo nel suo valore per l’aumento dei prezzi. Questo ha portato i governi, negli ultimi due anni, a rivalutare l’oro quale bene rifugio stabile e insostituibile, sia per l’aspetto psicologico che per quello finanziario, esattamente come lo è per chi vuole investire i risparmi in piccoli quantitativi d’oro per assicurarsi il mantenimento del risparmio.

L’Italia è al quarto posto mondiale per la riserva aurea nazionale.

Dopo Stati Uniti, Germania e Fondo Monetario Internazionale, con le sue 2.451,8 tonnellate d’oro, l’Italia si piazza come quarto paese al mondo per le riserve auree nazionali, per il valore di 105 miliardi di euro. Solo la metà si trova però in Italia: il resto è diviso tra depositi alla Fed negli Stati Uniti, a Londra e anche in Svizzera. La solidità e la trasparenza della nostra Banca d’Italia – che detiene il 68% delle sue riserve in oro – la pone tra le altre pochissime banche che non solo non hanno venduto il prezioso metallo quando ne avrebbero avuto la possibilità, ma non è nemmeno intenzionata a cederne in previsioni del medio periodo.

Per questi motivi, pensare di tutelare il proprio risparmio, cominciando magari con un lingotto d’oro, è un passo per assicurarsi un rifugio sicuro contro le insicurezze del mercato e per mantenere alta la liquidità del proprio investimento.