Era nell’aria da tempo e col nuovo decreto, da oggi, 6 luglio 2017 cambiano le cose sia per chi vende l’oro usato sia per chi lo compra: vediamo quali sono gli obblighi e cosa cambia in questo tipo di transazione.
Anzitutto le nuove regole per l’esercizio dei Compro Oro sono state ordinate per cercare di contrastare il riciclaggio di denaro e altre attività illegali legate alla criminalità. Tranne gli operatori professionali dell’oro, come i Banco Metalli, che da sempre sono operativi con regolare iscrizione all’Albo professionale della Banca d’Italia, finora in questo settore c’è stato un vero e proprio far-west di negozi improvvisati e dalla dubbia professionalità.
Le nuove norme per aprire un Compro Oro
Se prima bastava una semplice licenza per il commercio di preziosi, oggi gli obblighi da adempiere sono diversi, a cominciare dal registro degli operatori compro oro professionali a cui bisognerà iscriversi. Chi vorrà esercitare l’attività di Compro Oro, d’ora in avanti dovrà essere iscritto all’OAM, l’organismo per la gestione degli elenchi degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi. A questo organismo andranno comunicati tutti gli scambi effettuati.
Cosa cambia per il clienti Compro Oro?
Il cliente dovrà sempre essere identificato tramite carta d’identità e codice fiscale e gli oggetti preziosi dovranno essere fotografati e allegati a una scheda numerata progressivamente che indichi i dati del cliente, la descrizione dell’oggetto in oro, il prezzo pagato e la modalità di pagamento. A tal proposito, è stata abbassata la soglia del pagamento in contanti, che passa da 2.999,00 euro a 500, per garantire la tracciabilità e la trasparenza dell’operazione.
Cosa rischia chi non si adegua alle nuove norme dei Compro Oro?
Per esempio, una mancata comunicazione all’OAM comporta una sanzione amministrativa di 1.500 euro. Da 1.000 a 10mila euro per l’omissione dell’identificazione del cliente e il mancato rispetto del limite di pagamento di 500 euro in contanti. La stessa sanzione è applicabile in caso di omessa conservazione di informazioni e dati.
Ma la stangata più pesante arriva nei casi più gravi di omissione o di ritardata segnalazione di un’operazione sospetta: in tal caso la sanzione va da 5 a 50mila euro.