È nato un nuovo museo, una collezione permanente di gioielleria d’autore che rende giustizia al genio italiano dell’oreficeria, mai troppo riconosciuto nonostante la sua grandezza: trecento capolavori d’arte orafa, pezzi unici non commerciabili né riproducibili, sono esposti a rotazione nella cornice di Palazzo Fraternita dei Laici ad Arezzo.
Spiccano nella collezione pezzi unici disegnati da grandi stilisti come Armani, presente col suo anello scultura in smeraldi creato nel 2003, l’architetto Gae Aulenti e la sua scultura in oro, agata e smalti, l’estro della spilla nata dalla fantasia del pittore Enrico Baj, in oro e smalti colorati e di quella algida disegnata dalla designer Laura Biagiotti. E poi le sculture da portare al collo come quella di Bino Bini – un pezzo del 1992 in oro – gli anelli glamour di Blumarine e il pendente in oro, diamanti, zaffiri e smalti a forma di artista circense della stilista Chiara Boni, e il bracciale snodato a serpente di Roberto Cavalli.
Tra i nostri grandi pittori figura anche Piero Dorazio, con un bracciale che rispecchia perfettamente la sua immaginazione pittorica. Interessanti i diversi impieghi dei materiali preziosi per ricavarne ornamenti per adornare la testa femminile, completamente realizzati in maglia d’oro, o gli adorni facciali in uno stile steampunk pulito, o delle guepière in catene d’oro e gilet in argento e occhiali come maschere per giocare a nascondersi, pizzi colletto con guarnizioni di perle, foulard di seta che terminano in geometrie in oro giallo, corone per principesse senza regno e cinture che ricordano quelle di castità in chiave ironica.
Notevole l’abito da indossare insieme al suo gioiello e al bracciale coordinato in oro – un tutt’uno di alta couture tra scultura e un fantasy tirato all’osso – ideato per il Concorso del 2002 da Annalisa Ferri e il pendente equestre dell’artista Salvatore Fiume.
Dario Fo, Gillo Dorfles Krizia, Pietro Cascella e tantissimi altri sono i grandi creativi che faranno sognare i visitatori di questa collezione unica, nel vero senso del termine, perché qui lo splendore del gioiello si fa irripetibile: non si possono acquistare queste opere preziose, non si possono riprodurre, solo ammirare protette da una teca, con la consapevolezza che non saranno mai di nessuno e quindi ancor più inestimabili. Resta, forse, di fronte a opere come queste, il sogno inconfessato di poter avere un giorno un pezzo unico tutto per sé, realizzato su commissione da un grande genio, visto che poi, i sogni, non costano nulla.
Essendo una collezione permanente, si può visitare sempre, ma andrebbe messa nella lista delle mete da raggiungere, perché è una finestra aperta sull’immaginazione più alta, quella capace di sovvertire gli ordini e le convenzioni della gioielleria classica con intuizioni visionarie dal forte spirito evocativo ed ispiratore per tutti.