Ci sono molti appassionati di collezioni di monete d’oro, che sanno esattamente quanto sia importante il loro possesso anche per ciò che riguarda le possibilità di investimenti che queste monete d’oro, sia antiche che moderne, riescono a garantire. È sempre opportuno essere consapevoli del significativo valore che le monete d’oro hanno. A volte queste monete vengono ereditate e, per scoprirne l’esatto valore, bisognerebbe rivolgersi ai servizi di compro oro, per sapere con precisione la preziosità di questi oggetti. Fra tutte le monete d’oro, ne possiamo ricordare in particolare una, che è costituita dal marengo italiano, una moneta storica che la zecca dello Stato ha messo a punto tra il 1861 e il 1923. In realtà, più che avere un corso legale, queste monete erano prodotte soltanto per i collezionisti.
La storia del Marengo d’oro
Il marengo d’oro originario è quello italiano, anche se questa moneta è stata realizzata anche da altri Paesi nel corso del tempo. Nella sua forma originaria valeva 20 franchi. La prima volta la moneta di cui stiamo parlando è stata prodotta per ricordare la vittoria di Napoleone contro l’Austria, episodio che si svolse proprio a Marengo, in provincia di Alessandria.
Proprio per questo motivo su una faccia della moneta vi era riportato il volto di Napoleone Bonaparte. Non dobbiamo infatti dimenticare che proprio Napoleone era sia imperatore francese che re d’Italia. Proprio per il riferimento al Bonaparte, il marengo d’oro viene chiamato anche con il nome di “il Napoleone”.
La data di conio del primo marengo d’oro italiano è più antica rispetto alla produzione in serie. Infatti per la prima volta questa moneta è stata coniata nel 1801 nella Repubblica Subalpina. La Francia a questo proposito aveva deciso di annettere il Piemonte alla Repubblica Francese.
Il marengo italiano (ma qualsiasi marengo d’oro) aveva il peso di 6,45 grammi e di questa quantità la corrispondenza in oro era quella pari a 5,80 grammi. Il diametro della moneta d’oro era di 21 millimetri. Naturalmente il Napoleone nel corso della sua storia è andato oltre la vita di Napoleone stesso. Infatti molti Stati europei, proprio sull’esempio della Repubblica Subalpina, cominciarono ad introdurre i marenghi nel loro sistema monetario, proprio come si faceva in Francia.
La Repubblica Francese, tuttavia, nel frattempo aveva cambiato il suo sistema monetario e ne aveva creato uno nuovo, che aveva preso il nome di franco germinale. Fra gli altri Stati in cui allora era divisa l’Italia, si possono ricordare anche altri produttori di marenghi, come il Ducato di Parma e il Regno di Sardegna.
Il Marengo di Vittorio Emanuele II e quello di Umberto I
Una tappa molto importante nella storia del marengo, almeno in riferimento a quello italiano, è rappresentata dalla moneta in onore di Vittorio Emanuele II, coniata dal 1861 al 1878. Su un lato della moneta troviamo proprio il profilo di Vittorio Emanuele II che è stato realizzato da Giuseppe Ferraris.
Sull’altro lato della moneta viene riportato lo stemma sabaudo, che è circondato dal collare dell’Annunziata, il quale è posto tra alcuni rami di alloro. Sulla moneta è incisa anche la dicitura Regno d’Italia.
Per quanto riguarda il marengo italiano di Umberto I, possiamo dire che questo tipo di moneta venne coniato dalla zecca dal 1879 al 1897. Qui troviamo, per opera dell’incisore Speranza, il volto di Umberto I e la dicitura Umberto I re d’Italia. Sull’altro lato sempre lo stemma sabaudo con intorno il collare dell’Annunziata. Questa volta, però, invece dei rami di alloro, come avveniva sulla moneta dedicata a Vittorio Emanuele II, troviamo un ramo di quercia e uno di alloro.
La moneta dedicata a Vittorio Emanuele III
La versione del marengo dedicata a Vittorio Emanuele III è l’ultima che è stata prodotta nel nostro Paese. La coniazione di questa moneta ha avuto delle fasi alterne, ma complessivamente possiamo collocarla in un periodo di tempo che va dal 1902 al 1923.
In particolare abbiamo a disposizione per i collezionisti tre diverse versioni. Si tratta dell’aquila sabauda, dell’aratrice e del fascio. Quest’ultima versione comprende gli anni 1922 e 1923. Gli incisori che si occuparono di disegnare il profilo di Vittorio Emanuele III furono differenti a seconda della versione a cui ci riferiamo. Infatti ricordiamo Speranza, Boninsegna e Attilio Silvio Motti.
Ciò che cambia è un lato della moneta, perché possiamo trovare, a seconda delle versioni, l’aquila sabauda con al centro lo stemma di casa Savoia, il disegno di un’aratrice che tiene in mano le spighe di grano e il manico di un aratro. Qualche nota sulla versione fascio, che è stata celebrativa della marcia su Roma, con la quale iniziò in Italia proprio il regime fascista.
Il marengo d’oro nella versione fascio non ebbe circolazione perché era avvenuta una forte svalutazione della lira. Il valore del marengo, in riferimento all’oro, era diventato superiore al valore di 20 lire. Per questo chi aveva questa moneta preferiva non spenderla.
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