Quello che fu considerato il più grande errore nella storia dell’orologeria, è oggi uno degli orologi più ambiti al mondo. E’ il Rolex daytona.
Quando fu lanciato, la Rolex pensò fosse il caso di annullare la produzione poiché le vendite erano pochissime. Correvano gli anni ’60 e la Rolex stava già producendo cronografi da 30 anni. Proprio in quegli anni c’era stato un boom dei cronografi, che erano diventati la complicazione più richiesta al mondo.
Quale fu però l’ispirazione dietro a uno degli orologi più riconoscibili al mondo?
Nel 1935, William France, un ventiseienne del Maryland, approdò a Daytona Beach in Florida per mettere in pratica il suo talento di pilota, e per poter finalmente conoscere il pilota leggendario Sir Malcolm Campbell, che proprio a Daytona aveva raggiunto i suoi record di velocità. Grazie al clamore sulla stampa internazionale, Campbell aveva attirato l’attenzione di Hans Wilsdorf, il fondatore della Rolex.
In poco tempo divenne il volto e la voce del brand. Da lì in poi, la relazione tra la Rolex e il mondo delle auto da corsa crebbe, aumentando maggiormente una volta che il giovane William France fondò la NASCAR, la National Association for Stock Car Auto Racing.
Nel 1955, la Rolex produsse il Chronograph Reference 6234, molto simile esteticamente a quello che sarebbe stato il Daytona, ma invece di avere un movimento automatico ne presentava uno a carica manuale.
Le vendite andarono male, e la Rolex ne fece uscire a malapena 500 unità all’anno. Cinque anni dopo, cercando di far fruttare i suoi investimenti, la Rolex decise di riprendere un nome che aveva registrato qualche anno prima. Il cronografo fu quindi rinominato col nome di Rolex Cosmograph e reintrodotto nella metà degli anni ’60 come Rolex Le Mans Chronograph.
Leggenda vuole che successivamente la Rolex decise di capitalizzare la sua relazione d’affari con la NASCAR, usando il nome Daytona solo su un limitato numero di cronografi.
Diversamente dai primi cronografi realizzati da Rolex, la prima versione dei cronografi sportivi degli anni ’60 cambiò la discrezione e l’eleganza del modello in qualcosa di molto più mascolino e marcato, col quale la Rolex sperava di competere con le concorrenti Omega e Heuer.
La Rolex aveva ormai la reputazione di costruttore di orologi resistenti, ma sapeva anche che la Omega aveva creato lo Speedmaster con la speranza di mandarlo sulla luna al polso degli astronauti.
Lasciò quindi temporaneamente indietro il circuito delle corse per cercare di competere con Omega e consolidare la sua fetta di mercato, per mandare il primo orologio nello spazio.
Il Rolex riuscì ad essere ammesso ai test, che furono però superati dallo Speedmaster, ritenuto più idoneo dalla NASA. Nel contempo, lasciando il settore corse, la Heuer aveva riempito il vuoto lasciato dalla Rolex, che si trovò nettamente indietro.
La dirigenza cercò allora di capire come tornare in una posizione di mercato dominante e si ricordò del loro ex portavoce, Sir Malcolm Campbell, che li aiutò volentieri insieme al suo amico William France. Rolex cominciò quindi a sponsorizzare le corse accanto al logo NASCAR e ai piloti vincenti. Presto i fan cominciarono a comprare gli orologi che vedevano al polso dei loro piloti favoriti.
Nel frattempo il circuito NASCAR divenne molto popolare e France dovette costruire un’altra pista per accettare tutte le domande di partecipazione.
Il Cosmograph, che la Rolex aveva così chiamato nella speranza di inviarlo nello spazio, stava per essere rinominato di nuovo, e lo sfortunato modello Le Mans avrebbe perso il suo sofisticato appeal francese per un nome molto più americano. Questi cronografi di poco successo che si vendevano appena sarebbero stati chiamati Daytona, ma giusto in tempo per l’ennesimo cambio di passo nel mondo dell’orologeria. Negli anni ’70 divenne infatti popolare il movimento al quarzo, anche se i grandi collezionisti continuarono a preferire le complessità dei movimenti manuali. Il movimento al quarzo era stato commercializzato per il grande pubblico, così la Rolex introdusse l’automatico e i fan del modello aumentarono a dismisura. Il Daytona fu un successo, ed utilizzava i movimenti forniti da Valjoux e Zenith, prima di introdurre il proprio movimento in-house all’interno del cronografo. (Continua…)